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Le Origini del Vetro

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Durante un viaggio, parecchi millenni prima della nascita di Cristo, un gruppo di mercanti fenici approda sulle rive sabbiose del fiume siriano di Belo (oggi Nahar-Halu’). La piacevole prospettiva di un pasto caldo spinge i viaggiatori ad accendere il fuoco, per alimentarlo, essi ricorrono alcuni pani di natron che fanno parte del carico delle loro navi. Grande è la meraviglia quando “l’ ardore del fuoco", come scrive nella sua Storia Naturale Plinio il Vecchio che riporta l ‘ episodio, fa fondere, oltre al natron, la sabbia della spiaggia ad esso mischiata, producendo una materia viscosa e amorfa mai vista prima, che, raffreddando, diventa stranamente brillante alla luce del sole. Questa immaginosa versione della nascita del vetro contiene più di un fondamento di verità. Natron (cioè carbonato di sodio allo stato grezzo) e sabbia (contenente anidride silicea) sono veramente gli elementi classici che combinati insieme, in presenza del fuoco, servirono a fabbricare il vetro nell’ antichità.

E se non ci sono prove che siano stati i Fenici a inventare il vetro, è bensì credibile che essi, da intrepidi navigatori e commercianti, ne siano stati divulgatori.
I più antichi manufatti di vetro di cui si abbia notizia sono delle perline colorate prodotte in Siria intorno, sembrava 3000 a. C. , e altre egiziane, sempre colorate, di qualche tempo posteriori. Dalla Siria all’ Egitto, l’ arte di produrre il vetro s’ irradia, già prima del III secolo a.C., in Grecia, in India,i n Russia, in Spagna. Poi sarà Roma a raccogliere e a interpretare le esperienze mediorientali in campo vetrario producendo, in epoca imperiale, un gran numero dei oggetti di tipo corrente e, accanto ad essi, manufatti ornamentali. Da Roma e dalle province italiane la produzione del vetro si estende alla Gallia, alla Valle del Reno, all’ Inghilterra.

Nel medioevo, la produzione vetraria europea continua in prevalenza ispirandosi ai modelli romani, ma sono gli Arabi, soprattutto dopo la conquista della Persia, che producono manufatti migfliori fino alla conquista nel 1402 dell’ Impero ottomano e occupazione di Damasco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Intanto lo scettro dell ‘ arte vetraria era passato a Venezia, dedita, dopo l’ anno Mille, all’arte delle vetrate a mosaico nelle chiese. La prima notizia di un maestro vetraio nella Serenissima risale al 1090. Si tratta, secondo i documenti, di un certo petrus Flabianicus “fiolero”cioè fabbricante di fiale e bottiglie. Nel 1255, le cronache si soffermano a descrivere gli eleganti manufatti di vetro esposti in occasione dell’ incoronazione di un Doge, Lorenzo Tiepolo. È di questo periodo il trasferimento delle fornaci dalla città alla vicina isola di Murano. Qui, attorno ad un gruppo di famiglie che si tramandano i segreti del mestiere da padre in figlio, maturano quelle esperienze in campo vetrario a cui guarderanno e si ispireranno tutti i concorrenti europei. Sino alla fine del cinquecento la supremazia nell’ arte del vetro spetta a Venezia il prestigio dei maestri vetrai della Serenissima oltrepassa i confini e arriva nelle varie contrade d’ Europa.

 

Il Vetro Murrino

piattino in vetro murrino

Nella prima metà dell’Ottocento i vetrai muranesi vivono il periodo più difficile della loro storia produttiva. Una delle strategie poste in atto per uscire dalla crisi è lo studio e la riscoperta di tecniche antiche, adattandole ai gusti del tempo. Tra esse, la produzione del vetro murrino, nota in epoca romana e applicata dai veneziani nel XV secolo, viene ripresa e attualizzata. Si ottiene dall’accostamento a freddo di tessere e/o sezioni di canne di vetro di forme e colori diversi per formare il disegno voluto, poi compattato a caldo con un effetto di mosaico policromo. Nella rivisitazione di questa tecnica, i maestri ottocenteschi inseriscono l’uso della canna millefiori, formata da strati concentrici di vetro di colori diversi, di cui quelli interni sono a forma di stella grazie all’utilizzo di appositi stampi. Una volta compattati gli strati a caldo, la canna viene allungata (in gergo “tirata”) e poi , da fredda, tagliata in segmenti cilindrici, le murrine, che vengono inglobate negli oggetti lavorati all’antica o anche soffiati con ulteriori procedimenti. Se a Vincenzo Moretti (1835-1901) sono dovuti i più significativi esemplari di oggetti realizzati con questa tecnica, Giovanni Battista Franchini (1804-1873) inventa canne millefiori sempre più sottili e complesse, con disegni diversi dalla tradizionale stella, con le quali il figlio Giacomo si specializza nella realizzazione di stupefacenti ritratti miniaturizzati, perlopiù dedicati a personaggi celebri dell’epoca (Garibaldi, il papa Pio IX, l’imperatore Francesco Giuseppe ecc). Un lavoro virtuosistico e faticosissimo che mette alla prova Giacomo fino a farlo impazzire: è così che il padre nel 1869 viene premiato a Murano, quasi per risarcirlo “che alla stupenda invenzione dei ritratti in cannella deve la perdita quasi irreparabile d’un figlio…”

 

ciotola in vetro murrino
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